La tragedia di un popolo destinato a essere profugo compie il suo destino in questi giorni. Prendete un calendario, gente, e fissate le date. Appuntate che oggi si fa la storia. E che questa storia, fatta di gambe stanche e piedi feriti, la stanno facendo i bambini.
Dio non è scemo. Dio non si mostra nelle madoninne che piangono. Anche se a voi, gente che va in chiesa tutte le domeniche ma poi vota Salvini, fa comodo crederlo.
E a voi che mi rivolgo, voi che masticate la comunione come un chewing gum zeppo di saliva e retorica, voi, devoti alla sacrosanta abitudine settimanale della messa, sappiate che se quella madoninna apparisse davvero, non vi resterebbe che scappare, correre prima che vi prenda e vi spieghi cosa significa essere cristiani.
Sì, mi rivolgo a voi, gente che al sacerdote confessate gli atti impuri e non il razzismo, "perché non è questione di pelle, è solo che devono stare a casa loro" mentre continuate a farvi la croce, senza capirne il dolore di quei chiodi, mentre prenotate un alloggio a Roma per il Giubileo della misericordia, senza conoscere il significato della parola più bella della vostra religione "Misericordia".
Per sentire una spina nel petto ogni volta che si vedono le immagini dei migranti, a tanti, non serve Dio. Non serve credere in un buon padre che perdonerà le nostre meschinità e ripagherà le nostre opere buone e salderà i nostri crediti con la sofferenza. Molti vivono per questa vita, bella o brutta che sia. Hanno ammazzato Dio e con lui il destino. Hanno scelto una vita più dura, eppure hanno concretizzato con gesti di solidarietà quello che voi recitate come una filastrocca senza metterlo in pratica. Hanno imparato che le cose giuste si fanno perché vanno fatte. Perché la bellezza la vogliono costruire qui, in questa terra calpestata da piedi nudi, in questo mare che troppi non sanno nuotare.
Questa volta il vostro Dio, non è rimasto a guardare, si è fatto Aylan, corpicino bianco vestito come noi occidentali, per scuotere anche le coscienze di chi ancora divide l'umanità in razze e classi sociali. Si è fatto Galip, il fratellino di cui non abbiamo visto il sonno per sempre, ma che in fondo al nostro cuore, quell'assenza di immagine, ha scavato un buco nella nostra umanità. Si è fatto parola, attraverso la voce del coraggioso bambino siriano intervistato da Al Jazeera :"La polizia non ama i siriani in Serbia, in Macedonia, in Ungheria o in Grecia. Fermate la guerra e non verremo in Europa. La Siria ha bisogno di aiuto".
Si è fatta Hudea, simbolo di una generazione perduta, mentre noi ci scattiamo i selfie, lei ha alzato le sue manine davanti a una macchina fotografica, credendo fosse un'arma.
Poi si è fatto natività, si è fatto Madonna e bambino marchiati sul braccio, da una polizia a cui la storia del '900 non ha insegnato nulla. E infine si è fatto Speranza, come il nome della bambina nata in un barcone ed approdata sana e salva nelle coste italiane.
Credo che l'apertura delle frontiere tedesche e austriache, e un ammorbidimento della politica di Cameron in Inghilterra, la dobbiamo a questi piccoli Gesù bambino, che voi ci crediate o no, questi angeli sono scesi sulla terra per ricordarci il senso del nostro respirare. Forse per molti sono solo simboli, fotografie da Pulitzer. Eppure hanno fatto la storia. Hanno permesso questo sorriso. Hanno permesso questa domenica di Pasqua delle coscienze.
Dedicato a Asmae Dachan, giornalista siriana, amica coraggiosa che mi ha insegnato l'amore per la propria terra e la bellezza della Siria.
di Claudia Sarritzu
www.globalist.it
Nessun commento:
Posta un commento