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04 settembre 2015

C'ERA UNA VOLTA L'ALTRA SPIAGGIA DI BODRUM

C'era una volta un mare che era profondo come una pozzanghera di acqua piovana, che bastava zampettarci dentro per percorrerlo tutto. E potevi andarci anche a piedi scalzi e con i pantaloni arrotolati perché l'acqua era tiepida e pulita.

Questo mare, che era azzurro azzurro, si increspava di merletti quando incontrava una riva e sembrava il bordo di un lenzuolo di quelli antichi che si trovano nei bauli del corredo delle nonne. Era molto calmo e aveva onde piccole, buone per essere cavalcate da bambini in groppa a cavallucci con le creste dorate.

A forza di saltellare tra un'onda e l'altra bimbi e cavallucci arrivavano a sera molto stanchi e, proprio quando il sole andava a dormire, anche loro si stendevano sulla sabbia e si tiravano su, fin sotto al mento, quella coperta di spuma.
Cartoon of Syrian Kurd Yaser Amed on Aylan al-Kurdi's death
Non c'era da avere paura di quella coperta perché era calda e morbida e faceva anche il solletico ai piedini: a dire la verità erano i cavallucci che di notte si svegliavano e si divertivano a scodinzolare vicino ai piedi dei bambini.

Su quella spiaggia non c'erano gusci di noce chiamati barche, non c'erano adulti con le facce cattive e non c'erano facce sporche di lacrime e macchiate di tristezza. Era un posto bellissimo in cui potevi trovare da mangiare frutta e biscotti, panini bianchi e carne bianca e potevi bere tutta l'acqua che volevi. Potevi giocare a nascondino dietro le dune di sabbia o dietro gli scogli di roccia, potevi buttarti steso a pancia in su a farti scaldare la pelle da sole senza paura di bruciarti. Potevi chiamare la mamma sicuro di vederla arrivare e potevi farti coccolare da lei per tutto il tempo che ti serviva.

Questa spiaggia aveva un nome che assomigliava al rumore dei tuoni che anticipano i temporali estivi: si chiamava Bodrum ed era la spiaggia dei bambini.

Dei bambini che dormono. Perché i bambini non muoiono, nemmeno se incontrano il mare. I bambini chiudono gli occhi per riposarli, perché hanno giocato tanto sulla sabbia di Bodrum e arrivano sfiniti al tramonto. S'addormentano col sole e con lui sorgono il giorno dopo. Magari su un'altra spiaggia, magari su una spiaggia che a noi grandi è sconosciuta perché per arrivarci devi essere un bambino, nutrire la sua infinita fiducia nella bontà dei grandi, nella loro giustizia, nella loro equità.

Noi grandi conosciamo solo quella spiaggia che ha il nome che assomiglia a una scarica di mitra, che si trova alla fine di un mare nero e profondo. Un mare che è un cimitero, che ha le acque gelide e salate, che non ha onde ricamate come le coperte della nonna. La spiaggia che conosciamo noi è la bara di Aylan e di suo fratello e di chissà quanti altri bambini di cui ignoriamo il nome.

Ma pur sempre di bambini si tratta, e ad ogni bambino che sta per addormentarsi, la mamma racconta una favola. Che allontani i mostri, questa favola, i mostri che assomigliano a carri armati, aerei e granate.

È la favola dell'altra spiaggia chiamata Bodrum, quella dove Aylan e suo fratello si sono fatti una coperta della spuma del mare e stanno ridendo nel sonno mentre i cavallucci gli solleticano i piedi. 
Domattina si sveglieranno e sceglieranno, ognuno, il cavalluccio che li porterà a spasso tra le onde: potranno chiedergli di portarli in Canada o in Sicilia, in Australia o al Polo Nord. Arriveranno dovunque desiderino in groppa al loro cavalluccio con la cresta dorata. Il tempo di un battito di ciglia e saranno sulla Tour Eiffel o sulla Muraglia Cinese, mangeranno patatine fritte e gelati alla crema e berranno succhi di mango e maracuja.

La sera torneranno alla loro Bodrum con gli occhi pieni di meraviglia e di sonno e si addormenteranno beati, al sicuro sulla spiaggia, con la luna che li sorveglia e qualche onda che li ninna.

Questa è la favola dell'altra Bodrum, la spiaggia dei bambini e dei cavallucci marini. Questa favola è per Aylan e per tutti gli Aylan di cui non saprò mai il nome e la storia. Perché il loro sonno sia accompagnato da una favola buona.

Deborah Dirani
www.huffingtonpost.it

2 commenti:

  1. Grazie....anche se con infinita tristezza....su quella spiaggia Aylan doveva solo giocare e fare castelli di sabbia..... (Maria Rita Gallozzi)

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  2. Grazie, Deborah Dirani, per questa favola che è balsamo per i nostri cuori.

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