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17 marzo 2016

SIAMO SEMPRE LO STRANIERO DI QUALCUN ALTRO (Tahar Ben Jelloun)

Visual Artist : Dina Bova, Tel Aviv, Israel
La Storia: Il razzista al piano di sopra

C’era una volta un padre, una madre e un bimbo.
I tre erano molto felici, quel giorno.
Il perché lo dico alla fine.
Questa famiglia abitava in un palazzo di ben otto piani.
I nostri avevano la sfortuna di abitare al piano terra.
E, soprattutto, quella di essere nati Rom.
Ma non quella di essere Rom in generale.
La sventura era di essere nati Rom e abitare al pianterreno di quel palazzo.
Una sera, il bimbo aveva chiesto al padre perché i vicini del piano di sopra li trattavano sempre male.
“Perché dicono che siamo sporchi e che puzziamo”, aveva risposto il genitore.
“Ma bisogna capirli, anche loro hanno dei problemi…” aveva aggiunto poi.
“Quali?” aveva domandato il piccolo.
“Vedi, loro sono extracomunitari e i vicini che abitano al piano sopra il loro li accusano di essere nel palazzo solo per rubare e vendere droga.”
“E chi sono questi qua?”
“Sono persone come noi e anche loro non se la passano così bene…”
“Perché?”
“Perché sono Palestinesi e i signori che vivono al piano successivo, gli Israeliani, sostengono che il loro intento sia quello di occupare la loro casa…”
“Davvero?”
“Certo, ma non pensare che gli Israeliani dormano sonni tranquilli. Al piano sopra il loro abitano gli Anti Sionisti, che considerano i primi come gente avida e attaccata solo ai soldi.”
“Che brutto palazzo, papà…”
“Eh, ma non hai sentito ancora nulla. Sopra gli Anti Sionisti, al sesto piano, ci sono i Padani.”
“Chi sono?”
“Sono gente del nord Italia.”
“Sono Italiani, allora?”
“No, loro si definiscono Padani e ritengono inferiori tutti quelli che abitano di sotto, nessuno escluso.”
“Chi abita sopra di loro?”
“Questa è bella, figlio mio: gli Svizzeri, ma non Svizzeri qualunque, Svizzeri italiani. E gli Svizzeri Italiani ce l’hanno con i Padani perché a loro avviso gli rubano il lavoro.”
“Caspita. E chi vive all’ultimo piano?”
“Nessuno lo sa, caro. E, vista la natura del condominio, chi ha il coraggio di andare a bussare a quella porta?”
Come avrete capito, la vita in un tale palazzo per la famiglia dei Rom non era affatto facile, ma alla fine una luce apparve in fondo al tunnel.
Per loro fu un gran giorno, quello.
I tre lo chiamarono l’ora della rivincita.
Niente di straordinario, a dir la verità.
Avevano semplicemente saputo che una famiglia aveva acquistato il seminterrato di sotto.
Che gioia fu sapere di avere anche loro qualcuno con cui sfogarsi…

www.romanzieracconti.it 
di Alessandro Ghebreigziabiher

Questo testo è stato inserito nel libro Il dono della diversità, Tempesta Editore.


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