Il 24 ottobre 2005 Rosa Parks, conosciuta come la “madre dei diritti civili” ci ha lasciato, con la stessa semplicità e delicatezza che avevano caratterizzato tutta la sua vita di grande e tenace combattente per la giustizia. 50 anni prima, il primo dicembre 1955 Rosa Louise MaCauly sposata Parks, dopo una giornata di lavoro particolamente pesante, era lavorante sarta in un grande magazzino di Montgomery, la capitale dell'Alabama, e dopo una lunga attesa alla fermata dell'autobus e al freddo, salì sull'autobus, ed essendo esausta si mise a sedere in una delle file di mezzo (per i neri era riservata solamente la parte di dietro degli autobus). L'autobus continuò a caricare passeggeri finchè non fu pieno. Il conduttore del mezzo, vedendo un bianco in piedi, pretese che lei si alzasse e gli cedesse il posto. Rosa Parks si rifiutò e venne arrestata. Così cominciò la battaglia non violenta contro l'ingiustizia e la segregazione razziale.
Negli stati del Sud degli USA, come l'Alabama, vigevano le leggi di “Jim Crow” che imponevano una violenta segregazione alla popolazione “di colore”. I negroes, come venivano chiamati con disprezzo gli afroamericani, non potevano accedere ai luoghi frequentati dai bianchi. “White only” era il cartello che appariva dappertutto, fuori dai ristoranti, dalle scuole, sui treni… I negroes avevano il loro bagni pubblici, i loro ospedali, scuole, negozi.
Eppure nel 1863 il presidente Abramo Lincoln aveva combattuto e vinto la guerra di secessione contro gli stati del Sud dominati dai proprietari delle grandi piantagioni di cotone e tabacco e alleati con la Corona britannica e aveva abolito la schiavitù. Ma lentamente e soprattutto dall'inizio del 1900 il razzismo e il potere delle oligarchie divennero nuovamente dominanti. Gli incapucciati del KKK con le loro croci infuocate controllavano il territorio e picchiavano selvaggiamente e uccidevano chi non “stava al suo posto”. Erano “cristiani” fondamentalisti pronti a tutto, pronti anche al terrorismo, precursori di quel potente fondamentalismo che oggi sta dietro ai neocon di Bush e Cheney.
Dall'incarcerazione di Rosa Parks cominciò un boicottaggio dei mezzi pubblici che andò avanti per 381 giorni paralizzando il sistema di trasporti della città, anche con delle serie ripercussioni economiche per i negozi in mano ai segregazionisti e ai loro simpatizzanti. Nel 1956 la Corte Suprena si sentì obbligata a dichiarare incostituzionale ogni forma di discriminazione razziale. Come giustamente riconobbe Bill Clinton nel 1999 consegnandole una onoreficenza:” Mettendosi a sedere, lei si alzò per difendere i diritti di tutti e la dignità dell'America”.
Ecco come racconta questo momento storico Amelia Boynton Robinson, amica di Rosa ed eroina delle battaglie per i diritti civili che guidò la famosa marcia della “Domenica di Sangue” il 7 marzo 1965 a Selma, Alabama, nel suo libro autobiografico (Un Ponte sul Giordano. La mia lunga marcia con Martin Luther King, Edit. Palomar in italiano):
“Quando Rosa fu arrestata, Martin Luther King ne fu costernato. Andò in camera sua a pregare, e si chiese cosa fare in questa strana città, in cui era venuto per guidare spiritualmente una piccola sezione della popolazione di colore, quella più colta e ben educata. “Che cosa posso fare in una situazione come questa, appena uscito dall'università?” pensò. “L'università in cui ho studiato non mi ha insegnato come affrontare persone violente”. Io sono sicura che disse: “Buon Dio, dipendo dalla tua guida. Mostrami la via.”
Appresi di più di quanto era successo molti anni dopo, nel 1985, quattro mesi prima della morte di Ed .D. Nixon, un veterano delle battaglie dei diritti civili in Alabama. Incontrai Ed Nixon dal medico. Dopo avergli chiesto come stava, la conversazione si spostò sull'incidente di Rosa Parks e il boicottaggio degli autobus da parte dei neri che ne seguì.
'Dio ci indica sempre la strada su cui marciare, se solo siamo capaci di vederla' mi disse. 'Sì, proseguì, altre persone prima di Rosa Parks erano state arrestate per lo stesso motivo, ma non era ancora il momento di agire. Quando Rosa fu portata in galera, mi telefonò. Avevo appena finito di cenare. Andai al mio ufficio e poi in carcere accompagnato dall'Avv. Clifford Durr (un avvocato bianco), la facemmo scarcerare, e poi chiamai tutti i ministri che conoscevo perché si incontrassero e informassero gli altri. Joan Robinson, un attivista per i diritti civili, si mise in azione. Il lunedì del processso, alle 19:00 tenemmo la prima riunione alla chiesa battista di Holt Street. Costituimmo la Montgomery Improvement Association (Mia), l'Associazione per l'avanzamento di Montgomery'.
Avendo sentito che c'erano stati dei dissensi sull'elezione del presidente della Mia, chiesi: 'Visto che Montogomery ha avuto così tanti ministri in periodi difficili, come siete riusciti ad eleggerne uno?'. Ed Nixon disse: 'Nel mezzo della confusione e parlando di chi sarebbe stato il presidente, uno dei laici presenti disse 'propongo Ed Nixon come presidente' Le dico la verità signorina Boynton (continuava a chiamarmi così) sono troppo vecchio e ci sono tanti giovani che possono fare da guida. Declinai l'offerta a favore di questo nuovo predicatore, il Rev. Martin Luther King'.
La sua proposta fu subito approvata all'unaminità.
Col forte sostegno del Rev. Ralph Abernathy, Ed Nixon, Robert Nesbitt, Johnnie Carr e molti altri, fu fondata l'associazione Mia, un'associazione progressista che da Montgomery si estese a tutti gli Stati Uniti, assumendo il nome di Southern Christian Leadership Conference (Sclc), l'organizzazione di Martin Luther King, di cui divenni vicesegretario in Alabama.”
Il saluto di Amelia Boynton Robinson
“La bellezza di Rosa Parks”
Che ricordo meraviglioso! Il ricordo di una donna, fragile, che due o più generazioni fa, in Montgomery, Alabama, ha svegliato le genti, ovunque in America, dal loro complice torpore. La storia si mosse quando lei, Rosa Parks, si è seduta su quell'autobus e si è rifiutata di alzarsi per far posto a un uomo bianco. Piuttosto che diventare una codarda, lei si rifiutò di abbandonare i suoi diritti di cittadina americana, sapendo che per questo poteva essere picchiata o uccisa (Se fosse stata uccisa, i tribunali sudisti l'avrebbero chiamato “omicidio giustificabile”, perchè si diceva che “i neri non hanno diritti”). Ma lei trasformò la sua paura in fede e la sua fede si rafforzò quando capì che era nel giusto e che sarebbe rimasta fedele ai suoi principi fino alla morte, sperando che altri l'avrebbero seguita nella sua decisione di essere liberi.
Se la Signora Parks non avesse avuto la sua forte fede, sapendo che sarebbe rimasta sembre fedele ai suoi principi, forse non ci sarebbe stato un boicottaggio degli autobus, un congressista come John Lewis, che ha aiutato a riportare certi valori morali nelle nostre leggi, o un Andrew Young di Atlanta, il primo sindaco nero di una grande città del Sud. Se la Signora Parks fosse stata debole e avesse lasciato il suo posto, forse non ci sarebbe stata una Amelia Boynton Robinson , che venne picchiata e lasciata per morta sul ponte Edmund Pettus a Selma Alabama nella famosa “Domenica di Sangue” del 7 marzo 1965, o non ci sarebbe stato un Bruce Carver Boynton, il cui caso (Boynton vs lo Stato di Virginia) ruppe la segregazione nei trasporti inter-regionali.
Se Rosa Parks non fosse rimasta seduta fino a quando non venne allontanata a forza e portata in carcere, forse non ci sarebbe stato un Martin Luther King che scosse il mondo intero, accendendo una luce, una scintilla di coscienza, trasformando l'odio in amore e la violenza in non-violenza.
I bianchi segregazionisti la odiavano perché lei aveva disturbato il loro “way of life”, il loro stile di vita. I neri la evitavano perché temevano di perdere il lavoro se stavano con lei. Io lo so, perché anch'io ho perso molti amici che temevano di farsi vedere con me, quando disturbavo il “way of life” dei segregazionisti bianchi. Rosa Parks, questo angelo terreno, ha lasciato un'eredità a tutti, uomini, donne e bambini, in quanto lei, vicina al suo Creatore, ha spinto tutti a resistere alle bufere, a vivere una vita di amore, pulita, affrontando la sofferenza con sacrificio e con la non-violenza.
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