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Mancavano pochi giorni alla fine della scuola. L’aria calda dell’estate cominciava a farsi sentire e a Nick l’idea di trascorrere parte delle vacanze estive con suo padre in Africa lo convinceva sempre di più.
Nick aveva undici anni e quell’anno aveva espresso il desiderio di raggiungere quel luogo così lontano dato che il padre una volta ogni due anni praticava il safari.
Il volo durò parecchie ore dalla città di Liverpool da dove provenivano fino a raggiungere l’aeroporto di Nairobi.
Ad accoglierli ci furono alcuni amici di suo padre tra cui Artur, e suo figlio Fred, di circa l’età di Nick.
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Le due jeep con i fanaloni gialli sopra il tettuccio erano pronte per iniziare l’avventura.
La sera stessa mangiarono nel giardino del villaggio dove alloggiavano, mettendo per terra attorno al tavolo tante piccole candele accese al profumo di limone, che servivano ad allontanare i piccoli insetti fastidiosi tipici di quei luoghi così caldi.
Il profumo di pesce grigliato che i due genitori avevano cucinato e la leggera brezza della sera, faceva tintinnare il ceppo di conchiglie poste sopra la porta d’entrata della capanna, rendendo, così, ancora più suggestiva l’atmosfera africana.
“Prenderemo tutti i giorni la jeep per inoltrarci nella savana, vedrai Nick che spettacolo, abbiamo questo tragitto da seguire” lo informò Arthur, l’amico del padre estraendo dalla tasca dei suoi pantaloni una mappa.
Tutti furono entusiasti nel vedere quei percorsi evidenziati e numerati.
Il giorno seguente, infatti, attraversarono la savana, tra alture e strade sconnesse, raggiungendo il villaggio della tribù di Mugua.
Adocchiarono lungo il tragitto degli elefanti liberi che all’ombra di alcuni alberi mangiavano delle foglie di baobab e poco più in là, anche gruppi di zebre che si spostavano in branco nell’udire il motore dei loro furgoni.
Una volta arrivati al villaggio, furono accolti festosamente dai membri della tribù che erano adornati da voluminose collane indossate ai loro lunghi colli. Numerosi altri gioielli tra cui braccialetti ed orecchini di svariate misure, abbellivano le donne di questo popolo.
Parlavano in una lingua incomprensibile per i due ragazzi ma non per i loro genitori che tramite gesti e comunicando a tratti la loro lingua davano il benvenuto.
La popolazione dei Mugua sapevano del nostro arrivo, infatti il papà di Fred portava aiuti di vario genere, soprattutto alimentari, a questo povero villaggio.
Come alimentazione principale, infatti, avevano la coltivazione dei cereali, per questo motivo utilizzano il grano nei modi più svariati, usandolo perfino per alcune bevande.
Alcuni ragazzi della tribù fecero capire con dei segni, a Nick e Fred di seguirli.
“Andiamo con loro” disse entusiasto Fred rivolto all’amico.
“I nostri genitori staranno in pensiero se non gli comunichiamo dove stiamo andando ” gli rispose Nick.
” Non abbiamo tempo, vedi che ci stanno aspettando”.
Presi dalla frenesia i due ragazzi decisero di seguire il giovane popolo di Mugua inoltrandosi a piedi in piccole strade sterrate lasciando, così, alle loro spalle il villaggio.
Lungo il percorso avevano visto delle leonesse sdraiate sull’erba tranquille senza la minima voglia di alzarsi.
I ragazzi africani fischiarono e poco dopo sbucarono dai vari angoli della steppa alcune tigri.
Intimoriti i due giovani amici si domandarono in quale guaio si fossero cacciati, ma furono sbalorditi quando i ragazzini della tribù salirono sul dorso di questi felini incoraggiando anche Fred e Nick a fare altrettanto.
Era uno spettacolo vedere una decina di ragazzi africani e due europei sopra la rispettiva tigre che aggrappandosi attorno al possente collo, correvano alzando dietro di loro la polvere del terreno.
La luce del tramonto era di un rosso acceso, alcune giraffe indisturbate si abbeveravano ad un tranquillo stagno.
Finalmente Nick poteva vedere con i propri occhi questi colori e respirare quei profumi caldi.
Fino a quel momento li aveva solamente visti attraverso documentari televisivi o in qualche rivista di viaggi.
Arrivarono tutti in un villaggio poco lontano dal loro dove, all’improvviso, uscì da una tenda blu una bambina africana con tante treccine nei capelli, per abbracciare i suoi amici appena arrivati.
“Ciao io sono Kajumba, parlo poco la vostra lingua ma Kwaku mi aveva informata del vostro arrivo” disse la piccola rivolta ai nord europei, che erano contenti perché riuscivano finalmente a comunicare con qualcuno.
“Oggi è il giorno della luce e da tanti secoli crediamo che ogni cinque anni arriverà un buon segno per la nostra terra”.
I due amici ascoltarono curiosi, mentre gli altri bambini africani comunicavano qualcosa a Kajumba che subito dopo ci tradusse.
“Vi hanno condotto qui da me perché vogliono che vi faccia vedere il nostro tesoro in questo giorno speciale”.
Nick e Fred si guardarono cercando di capire qualcosa di più.
Poco dopo i ragazzi ed Kajumba arrivarono in un grande terreno arido dietro al villaggio .
I ragazzi africani cominciarono ad accovacciarsi per scavare con le loro mani la terra secca.
“Ma cosa stanno facendo” domandò Fred rivolto all’amico.
“So quanto te, restiamo a vedere cosa vogliono mostrarci”.
“Guarda !!” rispose Fred subito dopo.
Una spiga di grano appena fuoriuscita dal sbricioloso terreno, emanava una luce dorata, facendo sprigionare dalle sue spighette dei brillantini di colore giallo intenso che ricadevano nel suolo , illuminando a macchia d’olio la terra brulla.
I giovani africani cominciarono a ballare prendendosi per mano e disponendosi in un grande cerchio.
“Qui in Africa non abbiamo abbastanza cibo per nutrire gran parte della popolazione per l’intero anno” iniziò a spiegarci Kajumba.
“Come voi sapete le nostre terre sono aride e non producono molti frutti. Questa é una spiga magica, molto sacra alla nostra tribù”, proseguì la ragazza.
“Raccontaci la storia che vogliamo sapere anche noi”, le chiese Nick incuriosito da questa spiegazione.
“Tanti anni fa, un medico inglese arrivò qui a Mugua per portarci delle medicine che erano indispensabili durante la seconda guerra mondiale. I nostri nonni lo accolsero come membro della tribù per il prezioso aiuto che ci aveva offerto.
Poi, una sera, mentre stavano cenando facendo festa con suoni di tamburi e bonghi, il dottore chiamò mio nonno in disparte e gli donò questa spiga, dicendogli di coltivarla in un luogo protetto dove nessuno l’avrebbe potuta trovare, dato che era magica e possedeva dei grandi poteri”.
“Ma quali poteri ha questa spiga? domandò incuriosito Nick facendo sorridere gli altri ragazzi africani come se avessero capito la sua domanda.
” La tradizione dice che se un bambino di un popolo diverso dal nostro bacia un elemento sacro, in questo giorno speciale, questo porterà prosperità alla nostra terra, producendo frutti di vario genere.
Se questo elemento si tingerà di color oro prima di ricevere il bacio, porterà frutto altrimenti tutto sarà vano.
“Adesso è tutto chiaro” rispose Fred guardando sbalordito il suo amico Nick, che s’ inginocchiò all’altezza della spiga e la baciò.
La festa continuò per tutta la notte anche al villaggio di Mugua e finalmente NIck e Fred poterono riabbracciare i loro rispettivi padri, dopo quella lunga ma particolarissima giornata.
“Siamo felici di rivedervi, siamo stati in pensiero ” disse George, il padre di Nick, sorseggiando una tipica bevanda africana di latte con gustosissimi semi di papaya.
“Il nostro continente é povero di cibo”, cominciò a parlare il capo tribù appoggiato su un lungo bastone data l’età avanzata, davanti al suo popolo.
“In questo giorno speciale, l’elemento sacro, che per tutti noi è rappresentato dalla spiga magica, tingendosi di colore oro ha reso fertili i terreni. Questi riusciranno a nutrirci per alcuni anni fino all’arrivo di un’altra persona speciale che ripeterà questo incantesimo e oggi è successo con voi” continuò riferendosi a Nick che in quel momento mosso dalla commozione gli scese una lacrima sul volto.
“A voi che venite da un ricco continente, vi dico di non sprecare il cibo, dato che ne avete in abbondanza. Ricordatevi sempre che in un paese non troppo lontano da voi , ci sono dei vostri amici che non lo sprecano per non esserne privati in futuro” concluse il discorso il capo tribù applaudito da tutti.
Quella notte Nick e Fred faticarono ad addormentarsi perché ripensarono a tutto quello che era successo.
Nel mentre videro in lontananza, fuori dalla finestrella della loro capanna, una luce intensa provenire da quei aridi suoli.
“Ecco!!” disse Nick ad alta voce.
“É la magia della spiga che sta iniziando a nutrire la terra per questo meraviglioso popolo.”
Il profumo speziato nell’aria e la dolce fresca brezza accarezzava i loro visi prima che si addormentarono in un sereno sonno.
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