Translate

29 marzo 2015

STORIA DELL'UOVO DI PASQUA


L'uovo rappresenta la Pasqua nel mondo intero: c'è quello dipinto, intagliato, di cioccolato, di terracotta e di cartapesta. Ma mentre le uova di cartone o di cioccolato sono di origine recente, quelle vere, colorate o dorate hanno un'origine radicata nel lontano passato. 
Le uova, infatti, forse per la loro forma e sostanza molto particolare, hanno sempre rivestito un ruolo unico, quello del simbolo della vita in sé, ma anche del mistero, quasi della sacralità. 
Già al tempo del paganesimo in alcune credenze, il Cielo e la Terra erano ritenuti due metà dello stesso uovo, e le uova erano il simbolo del ritorno della vita. 
Gli uccelli infatti si preparavano il nido e lo utilizzavano per le uova: a quel punto tutti sapevano che l'inverno ed il freddo erano ormai passati. 

I Greci, i Cinesi ed i Persiani se li scambiavano come dono per le feste Primaverili, così come nell'antico Egitto le uova decorate erano scambiate all'equinozio di primavera, data di inizio del "nuovo anno", quando ancora l'anno si basava sulle le stagioni.

L'uovo era visto come simbolo di fertilità e quasi magia, a causa dell'allora inspiegabile nascita di un essere vivente da un oggetto così particolare. 
Le uova venivano pertanto considerate oggetti dai poteri speciali, ed erano interrate sotto le fondamenta degli edifici per tenere lontano il male, portate in grembo dalle donne in stato interessante per scoprire il sesso del nascituro e le spose vi passavano sopra prima di entrare nella loro nuova casa.

Le uova, associate alla primavera per secoli, con l'avvento del Cristianesimo divennero simbolo della rinascita non della natura ma dell'uomo stesso, della resurrezione del Cristo: come un pulcino esce dell'uovo, oggetto a prima vista inerte, Cristo uscì vivo dalla sua tomba. 

Nella simbologia, le uova colorate con colori brillanti rappresentano i colori della primavera e la luce del sole. Quelle colorate di rosso scuro sono invece simbolo del sangue del Cristo. 

L'usanza di donare uova decorate con elementi preziosi va molto indietro nel tempo e già nei libri contabili di Edoardo I di Inghilterra risulta segnata una spesa per 450 uova rivestite d'oro e decorate da donare come regalo di Pasqua.

Ma le uova più famose furono indubbiamente quelle di un maestro orafo, Peter Carl Fabergé, che nel 1883 ricevette dallo zar Alessandro, la commissione per la creazione di un dono speciale per la zarina Maria. 
Il primo Fabergé fu un uovo di platino smaltato bianco che si apriva per rivelare un uovo d'oro che a sua volta conteneva un piccolo pulcino d'oro ed una miniatura della corona imperiale. 
Gli zar ne furono così entusiasti che ordinarono a Fabergé di preparare tutta una serie di uova da donare tutti gli anni.

Fonte : Penelope.sm

25 marzo 2015

SANTA PASQUA 2015 - LETTERA DA SUOR MARIA PIA, BISSAU, GUINEA BISSAU

“ L’ Amore non è amato…”

piangeva San Francesco, meditando la Passione del Signore

Oggi noi sappiamo vedere il Signore che soffre?

La gioia della Pasqua scaldi i nostri

cuori, purifichi i nostri sentimenti perché possiamo

incontrare il Risorto che cammina con noi, con i fratelli!



Carissimi Alessandro e Massimo e tutto il gruppo CERCU IABRI,


Buona Pasqua! Celebriamo l’Amore che ha dato tutto per noi per restituirci la felicità di essere figli di un Padre che ci ama immensamente. La gioia del Risorto trasformi i piccoli gesti della nostra vita in gocce d’amore per quanti avviciniamo: un sorriso, un piccolo servizio, un gesto di carità, una richiesta di perdono, l’offrire il perdono, un aiuto disinteressato, un tempo di ascolto, una preghiera,………. Il Risorto cammina con noi come con i discepoli di Emmaus, a noi saperlo riconoscere.

Come state? Spero bene. Che il Signore vi doni salute , pace e serenità per il futuro. Qui in Guinea la situazione a poco a poco sta migliorando; l’attuale Governo sta veramente lavorando per il bene del Popolo, sta mettendo ordine nel campo dell’istruzione con il controllo ferreo delle scuole a tutti i livelli, esigendo trasparenza, competenza… è un lavoro lungo ma che sta già dando i primi frutti e speriamo che si continui in positivo . Nel settore della salute c’è, a piccoli passi, un miglioramento sensibile. Siamo ancora in situazione di all’erta per via dell’ebola, è in atto un miglioramento della visibilità della Città di Bissau con più igiene per le strade e nei vari mercati.

Per noi qui a Brà il nostro ambulatorio è sempre molto frequentato sia per la disponibilità sia per l’attendimento attento, rispettoso e dignitoso, sia per l’accompagnamento di vari casi gravi, che son sempre più numerosi e imprevisti. Così pure il Centro di Recupero Nutrizionale che segue i bambini denutriti, i gemelli e gli orfani, Centro che affianca l’ambulatorio e che lavora in collaborazione soprattutto in casi di malattia.

Ammiro e stimo le mie consorelle per la pazienza, il sorriso, nonostante la stanchezza , la disponibilità continua, la capacità di collaborare in armonia con gli infermieri e altri collaboratori. Il sorriso dei bambini, lo sguardo luminoso e riconoscente delle mamme sono una molla per continuare con fiducia e speranza. Nonostante le difficoltà che si incontrano, vale la pena amare e servire questi nostri fratelli.

Anche la scuola materna continua con l’impegno delle suore ed educatrici : i bambini rispondono bene nel campo educativo e sono coinvolti anche i genitori. Dall’85, anno in cui siamo arrivate in Guinea, ne sono stati fatti di passi!

Continuiamo la nostra presenza in Parrocchia nell’accompagnare vari gruppi , nella disponibilità ad animare incontri e ritiri, nella catechesi, nell’accogliere e ascoltare quanti desiderano un consiglio , una spiegazione o anche solo per parlare delle proprie difficoltà . In questo tempo di Quaresima c’è un intenso fermento di iniziative , sia per il tempo proprio che stiamo vivendo, sia perché c’è la preparazione immediata al Battesimo e alla Cresima. Lo stesso entusiasmo e impegno lo si vive qui a Brà, comunità centrale, sia nelle altre comunità che appartengono alla parrocchia che sono 4, che potrebbero essere altrettante parrocchie per il numero di cristiani ,di catecumeni e simpatizzanti. La chiesa di Brà, che quando fu costruita pareva molto grande , alle messe domenicali è affollatissima, molti restano fuori e partecipano alla S. Messa con devoto raccoglimento come se fossero dentro. Così pure a Plaque 1 , dove partecipano le nostre consorelle di Breni; a Plaque 2 invece la comunità si raduna sotto un “cajueiro”, una cattedrale naturale che già in sé invita a lodare il Signore. La celebrazione della Via Crucis del venerdì, che viviamo nel Campo sportivo del Seminario , è animata dai vari gruppi e la partecipazione è altissima dai bambini agli anziani e non hanno paura di inginocchiarsi per terra: c’è un raccoglimento straordinario, tutti pregano e cantano .

Per me continua il servizio alla fraternità, l’accompagnamento delle aspiranti e in tempi forti delle iuniores e mi rendo disponibibile alle varie necessità e richieste. Faccio un buon esercizio mentale che mi ringiovanisce: aiuto nello studio o nella preparazione di incontri per cui passo dalla filosofia al portoghese, dalla storia alla geografia, dalla riflessione e meditazione del Vangelo alla conoscenza di Francesco e spiritualità francescana, dall’approfondimento dei Sacramenti agli aspetti fondamentali e necessari per una crescita umana equilibrata… dalle pentole alla preghiera comunitaria e personale….non ho tempo per annoiarmi, tutt’altro! La salute è buona ringraziando il Signore. Sto sperimentando nella mia vita la certezza della Sua Presenza e del suo Amore che mi accompagna, che mi solleva e conforta quando le difficoltà, che ci sono, tentano di prendere il sopravvento. Vale veramente la pena servirlo nei fratelli!

Rinnovo i miei auguri pasquali a ciascuno e vi assicuro la mia preghiera. La gioia del Risorto illumini la vostra vita! BUONA PASQUA!

Con stima e riconoscenza suor Maria Pia Garbui Francescana di Cristo Re

Bissau 14/03/2015

Un grazie di cuore per il vostro impegno a favore delle missioni, vi penso e ricordo con nostalgia, vi immagino sempre animati e entusiasti. Vi accompagno con la preghiera… non vi posso dimenticare per gli anni in cui abbiamo camminato assieme, per quanto ho ricevuto in conoscenza e in testimonianza di vita. Vi abbraccio ad uno ad uno!

Sr. Maria Pia


  

17 marzo 2015

FONDAZIONE AMBULANZA DEI DESIDERI (Stichting Ambulance Wens)

Ultimo giro al mercato di Rotterdam
Siamo in Olanda. L'Associazione Stichting Ambulance Wens (Fondazione Ambulanza dei Desideri) consente ai malati terminali di recarsi, probabilmente per l'ultima volta, nei luoghi che sognano di vedere, o rivedere, più di qualsiasi altro. 
E' nata da un'idea di Kees Veldboer, ex autista di ambulanze, mentre un giorno stava lavorando. Stava trasportando un paziente da un ospedale all'altro, nel novembre 2006, quando ha chiesto all'uomo se ci fosse qualcosa che voleva vedere, mentre era fuori. Il paziente aveva navigato per molti anni, quando era in buona salute, così Veldboer si è fermato sul canale di Vlaardingen. Racconta che era una bella giornata di sole, e sono rimasti ad ammirare il paesaggio per un'ora, mentre lacrime di gioia scorrevano sul viso dell'uomo.

Rivedere Rotterdam

Veldboer gli promise  che lo avrebbe aiutato a navigare per l'ultima volta, anche se il paziente era costretto a letto. L'uomo lo congedò dicendo che non pensava che sarebbe arrivato a Natale.

Veldboer si mise al lavoro e, con l'aiuto di una compagnia di navigazione ed il suo capo, riuscì a portare il paziente, su una barella, a bordo di un traghetto per un ultimo viaggio attraverso il porto di Rotterdam. Ad aprile del 2007 è nata la Fondazione.
Addio alla casa

Da allora, la Stichting Ambulance Wens è cresciuta : conta ora sei ambulanze e 230 volontari con preparazione medica, che hanno contribuito a soddisfare quasi 6.000 richieste. Molte vengono raccontate sulla pagina Facebook della Fondazione, tra cui la storia di una donna che voleva trascorrere un'ultima giornata in spiaggia con il suo cane e un altro paziente che ha voluto visitare un parco acquatico.


Nei giorni scorsi ha aiutato soddisfare il desiderio di una donna malata terminale di vedere i dipinti di Rembrandt, portandola in un letto d'ospedale al Rijksmuseum di Amsterdam, dove ha potuto ammirare i quadri del pittore.

"L'Ambulanza dei Desideri è la prova che anche i malati terminali possono avere momenti di gioia. Anche se stanno così male che a volte muoiono lo stesso giorno o, in molti casi, pochi giorni dopo" ha detto il suo fondatore e direttore Kees Veldboer alla NBC News.

"La nostra Fondazione aggiunge qualità agli ultimi giorni di vita del malato".

Questo è il link se volete vedere il video su YouTube

Addio alle pecore
Ultimo saluto alla squadra del cuore









Padre e nonno assistono a matrimonio di figlio e nipote

06 marzo 2015

CHILD OF MERCY, LA MIA SCELTA DI VITA. LIKONI, KENYA


Ho conosciuto Micaela tramite il mio Gruppo di Facebook, Cerchio aperto sull'Africa :


Ciao a tutti, sono Micaela de Gregorio, mi presento così chi pensa che ci sia qualcosa di torbido può chiedere anche pubblicamente perché non ho nulla da nascondere. Sono un ex art director e anche figlia d'arte. Anche mio papà era un direttore creativo, solo molto più bravo famoso e premiato di me. Quando è mancato, tre anni fa, con pochi soldi che erano rimasti abbiamo venduto la sua casina e io e mio fratello abbiamo ricevuto una modestissima somma di denaro che ci siamo divisi. Ci ho comprato un monolocale. Nemmeno 15 mesi dopo, essendo stata licenziata dall' ennesimo contratto precario, e dopo due anni di colloqui finiti sempre con "è troppo preparata", "si, ma con questo curriculum troppo...", "noi pensavamo di investire in una risorsa più giovane"... mi sono guardata intorno nella mia piccola prima vera casa e mi sono detta che a 45 anni senza mai una pensione, senza un lavoro in un paese dove io non contavo nulla e non avrei potuto essere felice, mi sono detta: cosa voglio veramente? Essere felice e fare felice i bambini! In Italia per fare questo, davvero non ero qualificata, preparata e troppo vecchia e così sono partita per il Kenya, a Mombasa, a dare una mano in questo orfanotrofio keniano e non appoggiato da nessun tipo di organizzazione. Da qui ho venduto la casa, ovviamente perdendoci e pagando tante tasse sulla prima casa. E poi, poi non mi sono mai più mossa. 

In realtà vivo a Mombasa, nel piccolo distretto di Likoni al di là del fiume. Mi sto occupando di gestire e aiutare un orfanotrofio a Shelly Beach. L'orfanotrofio si chiama Child of Mercy http://child-of-mercy-orphanage-centre-kenya.com/ e abbiamo in questo momento 45 bambini dai 3 ai 17 anni. Lo spazio è poco e ho avviato un progetto per la costruzione di un nuovo dormitorio. Attualmente i bambini dormono nei letti a castello ma anche due in ogni letto. E avendo anche ragazze e ragazzi di età superiore ai 10 anni, dobbiamo dividere i grandi dai piccoli e le grandi dai grandi. Abitavo a Monza e ho venduto il mio monolocale e sto aiutando più che posso con i soldi della vendita (che prima o poi finiranno) e le richieste dell'orfanotrofio sono sempre tante.
Da luglio ho già aiutato con circa 7 mila euro personalmente per avviare alcuni progetti di aiuto e sostegno economico per questi bambini.
- Ho fatto partire le fondamenta del dormitorio e tramite la mia pagina facebook sto raccogliendo "mattoni" per andare avanti "pole pole" (piano piano) come si dice qui in Africa, per portare avanti il dormitorio. Sia sulla mia pagina, che è pubblica, sia sulla pagina ufficiale del Child of Mercy, tengo aggiornati tutti gli ex volontari e le persone che hanno aiutato anche in passato sullo svolgimento dei lavori del dormitorio, sia sulle iniziative che sto portando avanti, sia foto e video dei bambini così da tenere in contatto gli ex volontari con i bambini che mandano e postano saluti usando con me, il mio cellulare.
- Ho portato acqua dolce per irrigare l'orto. Pago quest'acqua tutti i mesi.
- Ho comprato tutti i semi di ortaggi e frutti che ho visto in questi mesi al mercato e la mia idea sarebbe quella di evitare in futuro di comprarli.
- Ho inoltre comprato una macchina lavatrice in modo da poter lavare e disinfettare meglio le lenzuola dei lettini visto che i miei bimbi hanno spesso la tigna che è molto contagiosa e uno dei sistemi più efficaci e semplici per combatterla è isolare la zona colpita (in genere testa braccia e gambe) e lavare quotidianamente con un po' di candeggina i vestiti e le lenzuola usate da chi è malato.
- Ho dovuto anche ovviamente comprare altre lenzuola perché ne avevamo giusto una per letto (spesso condiviso da due bambini) e sto cercando di raccogliere asciugamani in modo che ognuno possa averne uno personale.
- Ho procurato ai bambini un buon zaino (usato) italiano raccogliendoli grazie ad amici e staffette.
- Ho fatto una super scorta che gestisco io di farmaci generici, primo soccorso guanti sterili, garze cerotti e farmaci appositi per chi ha già preso la malaria (sciroppi e antibiotici) e ovviamente un po' di creme antimicotiche. Sto risparmiando a non portarli in ospedale perché li curo personalmente. Sono bagnina (e sono anche una sub non praticante da tempo) e quindi ho le basi per un primo soccorso. Sono pronta anche a dare i punti dovesse succedere.
- Ho avviato un allevamento di polli da mangiare aiutando a comprare le prime batterie di pulcini e cibo... e devo dire che dopo le prime tre volte oramai questo micro business è partito e l'orfanotrofio se lo gestisce da solo essendosi creata una catena di clienti.
- Aiuto quando posso, anche due volte alla settimana cucinando personalmente (anche con polso ingessato o dolorante) a migliorare e variare la loro dieta. Una volta facevo la pizza che i bambini keniani come tutti i bambini del mondo adoravano, ma poi, con il polso rotto mi sono resa conto che le mie ore di fatica per farne a sufficienza per tutti e il costo era davvero troppo esagerato. I bambini non erano sazi nemmeno dopo 15 teglie di pizza con formaggio e salsiccia (di pollo). Quindi adesso cucino un ragù con metà carne e metà verdure che poi loro mettono o sull'ugali (polenta bianca) o sul riso. Quando ci sono i polli compro una decina di polli e li cucino all'aperto con un'ottima ricetta senegalese facendoli in piccoli pezzi con patate verdure e salsa di pomodoro a cui aggiungo un barattolo di burro d'arachidi. I bambini lo adorano.
- Quando vedo che hanno bisogno (perché non arrivano volontari da luglio) faccio per loro una super spesa di farina riso olio fagioli altri legumi. Oppure al mercato di cavoli, pomodori, carote, patate e cipolle. Merende di frutta o pop corn.
E poi ovviamente faccio torte e feste di compleanno con succhi dolci e regali per tutti i 45 compleanni. Vado a scuola alle cerimonie e in chiesa con loro ogni tanto (troppo lunga altrimenti andrei sempre). Li porto al mare. E quando siamo stati più volontari, abbiamo fatto delle gite dividendoli per gruppi e età. Ho comprato un nuovo lettore dvd con tanti nuovi film in inglese e tanti libri di narrativa classica inglese per ragazzi che sto provando a dare da leggere con sistema tipo biblioteca (altrimenti se li perdono).
E poi ci sono le piccole emergenze quotidiane, dalla penna persa alla mancanza di mutandine per il piccolo che si faceva la pipì addosso spesso e dopo tre cambi, non ne aveva più. Bambini che non hanno le scarpe "buone" per andare in chiesa. Basterebbe un sandalo usato.
- Ho comprato giacche antipioggia e cerate per andare a scuola sotto il monsone. E quando mi mancano le cose me le faccio mandare con una spedizione (perché non ho volontari che me le possano portare) dove solo per 4 pacchi spendo minimo 500 euro. Ma con DhL i pacchi arrivano... magari ci mettono tre settimane e devo ancora pagarci qualcosa qui... però arrivano.
Insomma... ho scelto di aiutare questi bambini e accompagnarli a diventare grandi possibilmente facendoli andare almeno fino al college, ma spero anche all'università. Ma il mio piccolo monolocale non può fare tutto. E qui io non posso lavorare né avere entrate perché se aprissi un conto in Kenya comunque mi danno interessi solo fino al visto, cioè tre mesi.
Abbiamo bisogno di aiuti. Ho bisogno di qualcuno che ci aiuti. Ho bisogno del Vostro aiuto.

Cerco di rendere questi bambini più sorridenti e felici, cerco di dargli affetto e coccole a cui non sono abituati visto che vengono da bruttissime esperienze. Alcuni non sanno nemmeno il giorno del loro compleanno. Alcuni hanno un genitore morto o in galera. Altri hanno, avrebbero qualcuno, ma non ha soldi per sfamarli e mandarli a scuola. Abbiamo 5 fratelli e sorelle di 7. Non voglio leggere le loro schede perché l'unica volta che l'ho fatto per segnarmi i compleanni ho letto di alcuni che erano stati trovati che vivevano per strada da tempo e da soli, o di bambini sieropositivi abbandonati come sacchetti dell'immondizia vicino al cancello.
Per me sono tutti belli e bravi uguali. Meritano tutti di essere felici e di avere una possibilità per il loro futuro. Non sono bambini affettuosi con tutti, l'ho visto man mano con tutti i volontari che abbiamo avuto in passato, ma ora io faccio parte della loro vita e della loro grande famiglia. Do' il bacio della buona notte ai piccoli e sistemo le lenzuola. Delicatamente cerco di togliere il pollice che si stanno succhiando mentre dormono per fargli perdere il vizio. Sto costruendo un buon rapporto da sorella maggiore con le grandi e passo a salutarle tutte le sere e, se me lo chiedono, sistemo loro le zanzariere e i lenzuoli. Metto musica swahili perché so che la sentono in tutto l'orfanotrofio e nel mio piccolo qualche volta do qualche ricarica telefonica alle persone che lavorano qui e che sicuramente non si possono permettere molto. In tutto questo c'è una associazione inglese, Aid4Orphans, che ci aiuta. Ha comprato la casa così non paghiamo l'affitto e paga le scuole primarie a tutti. Ogni tanto manda aiuti economici e credo paghi i salari dei lavoratori.

Tutti i venerdì cucino io un pasto a base di carne. Quando posso anche due volte alla settimana. Organizzo e festeggio i ben 45 compleanni dei bambini e ragazzi ospiti e ho incartato e selezionato ad uno ad uno i regali di Natale. La cosa più onerosa che ho cominciato e ancora non finita è la costruzione del dormitorio. Un edificio a due piani con stanze e bagni separati maschi femmine come il governo prevede per poter dare la certificazione e quindi eventuali aiuti e sgravi all'orfanotrofio. Siamo poco meno che a metà della costruzione. Il preventivo era 40 mila euro. Pari al mio guadagno sulla vendita del mio piccolo monolocale. Da quel famoso mio conto io non tocco nulla. Ci sono solo le entrate che arrivano con i vostri aiuti e donazioni. Possono essere piccole da 10 euro, come una che ho ricevuto una volta di 600 euro (tutta la tredicesima di questa persona). Chiedo aiuto sia attraverso le donazioni e, tramite la mia pg facebook, potete vedere sia come li spendo, dove, e a chi vanno i vostri aiuti... ma anche solo condividendo, divulgando la mia richiesta di aiuto ad altri che possono. Come dico sempre a chi mi dice "scusa se è poco": Tante piccole gocce fanno gli oceani. I bambini del Child of Mercy, della mia scelta di vita, sono buffi, sempre sorridenti, giocosi e malgrado abbiano nulla o il minimo, sempre sereni. Avrebbero tanto da imparare i super viziati bambini italiani. Qui si gioca rivoltando nella spazzatura o con una semplice bottiglia vuota. O a volte anche niente. Venite a vedere sulla mia bacheca chi sono, come si chiamano e cosa fanno. Potrete vedere anche meglio quest'ultimo progetto che devo assolutamente portare avanti entro dicembre, ovvero dare la possibilità alle mie 10 ragazze grandi di poter andare avanti con gli studi. Perché sono quindicenni studiose, serie e se lo meritano e il futuro del Kenya è nelle loro mani. Ma potrete anche vedere come procedono i lavori del dormitorio, ora fermi purtroppo per mancanza di fondi da Natale. O cosa gli ho cucinato questo venerdì o se farò in tempo a fare una torta al cioccolato senza forno e cucinata all'aperto come si fa qui. Vi aspettiamo, 45 bambini ed io.
Grazie

Micaela

Iban Poste Italiane :IT89Q0760101600000053926986 intestato a Micaela de Gregorio.
Causale: Child of Mercy
Carta PostePay: 4023600618153235 intestata a Micaela de Gregorio - scade il 06/17
CF: DGRMCL69D52D612K
Sito:http://child-of-mercy-orphanage-centre-kenya.com/
Pagina personale pubblica:https://www.facebook.com/micaela.degregorio
Progetto Evento Dormitorio 2014
https://www.facebook.com/events/573861262736740/?ref=br_rs
Progetto evento boarding
https://www.facebook.com/events/335987113274172/

04 marzo 2015

GUINEA BISSAU: DA NARCOSTATO A STATO FALLITO?

Guinea Bissau 01 marzo, 2015 
GUINEA BISSAU: DA NARCOSTATO A STATO FALLITO?
La primavera del 2012 è stato un periodo molto convulso per l’Africa Occidentale: poche settimane dopo il colpo di Stato in Mali, vi è stato un importante sconvolgimento politico in Guinea Bissau. Il Paese, che da lunghi anni vive una situazione di instabilità, ha visto emergere in modo brutale le posizioni dell’élite militare. Infatti nel Paese si stava cercando di mettere in pratica delle politiche volte a ridimensionare il ruolo storico dei vertici dell’esercito che, per lungo tempo, hanno avuto voce in capitolo nelle scelte politiche della Guinea Bissau. Nel momento in cui queste nuove politiche stavano mettendo a repentaglio lo status quo, si è scatenata la reazione violenta dell’esercito che ha preso in mano le sorti del paese proprio nel momento in cui si stavano tenendo le elezioni presidenziali, in seguito alla morte prematura del Presidente Malam Bacai. Il Paese oggi rischia di essere un nuovo esempio di Stato fallito, contraddistinto dalla mancanza di un potere politico capace di affrontare i problemi che fin dall’indipendenza pregiudicano il benessere dei suoi cittadini1. La corruzione ed il traffico di stupefacenti determinano una situazione di sottosviluppo economico e sociale che fanno sì che il Paese sia uno dei più poveri al mondo.
Fin dal momento della sua indipendenza, l’ex colonia portoghese ha subito il ruolo dominante dei militari senza poter limitare in alcun modo il loro peso nelle scelte, non solo politiche, ma anche economiche2. Nel 1999, le Nazioni Unite decisero di dar vita alla missione UNOGBIS, per affrontare tre ordini di problemi. In primis doveva essere risolta la crisi politica che perdurava ormai da un lungo periodo e che aveva portato ad una cronica incapacità nella risposta alle richieste della popolazione; in secondo luogo le condizione di vita precarie della popolazione, che nel 1999 superava di poco il milione di individui; infine, le difficoltà incontrate dai governi nel tentativo di regolamentare l’economia del paese. La mancanza di uno sviluppo economico era anche dovuta alla mancanza, o quasi, di una classe imprenditoriale che potesse sfruttare le risorse umane e naturali di cui è dotato il territorio3. Per queste ed altre ragioni, gli obiettivi della missione delle Nazioni Unite riguardavano la possibilità di garantire una pace stabile e duratura. Le Nazioni Unite volevano far sì che questo percorso andasse avanti a tappe forzate e che si concludesse con lo svolgimento delle elezioni presidenziali. Questa missione fu messa in piedi anche perché vi era il rischio che l’instabilità politica potesse espandersi nei paesi confinanti, tra i quali Guinea-Conakry e Senegal. L’Africa Occidentale rappresenta da sempre un’area strategica, non solo per la presenza  di risorse naturali, ma anche perché fornisce basi strategiche al controllo di un territorio densamente popolato. Alla scadenza del primo mandato della missione UNOGBIS fu presentata una relazione che esponeva i risultati ottenuti, tra i quali le elezioni presidenziali tenute proprio nel 1999, e sottolineava la necessità di una profonda riforma delle forze armate.
Nella primavera del 2012, più precisamente nel mese di aprile, Carlos Gomez Junior si apprestava a diventare il nuovo presidente dopo aver vinto nettamente il primo turno delle elezioni sfiorando il 49% dei voti e staccando nettamente il secondo candidato, Kumba Yala, fermatosi al 23%. Benché la vittoria fu netta, non avendo raggiunto il 50% più uno dei voti, non poté evitare il ballottaggio e quindi dover continuare una dura campagna elettorale. Nonostante gli osservatori internazionali non abbiano riscontrato irregolarità nelle fasi del voto, quasi tutti i candidati alle elezioni hanno manifestato il loro dissenso parlando di veri e propri brogli. Proprio per questo motivo Kumba Yala aveva manifestato l’intenzione di voler boicottare il secondo turno delle elezioni chiedendo ai suoi sostenitori di non presentarsi alle urne, tale scelta è stata motivata dall’idea che erano stati messi in essere dei brogli volti a favorire l’elezione dell’allora Primo Ministro Gomez Junior. Nella notte del 12 aprile (il secondo turno delle elezioni si sarebbe dovuto tenere il 29 dello stesso mese) un commando militare ha occupato la capitale Bissau ed ha arrestato il Presidente ad interim Pereira e anche lo stesso Gomez, prendendo in mano il potere. Nelle ore immediatamente successive al golpe si pensava che l’intervento dei militari potesse essere una risposta all’accusa di brogli e quindi un tentativo volto ad evitare un crescendo di violenza per le strade di Bissau. Effettivamente la motivazione non fu questa, infatti i golpisti non sovvertirono il normale processo democratico in seguito alle accuse di brogli da parte degli oppositori di Gomez, ma bensì perché accusavano quest’ultimo di aver sancito segretamente un accordo con un Paese straniero, cioè con l’Angola. Accordo che, a detta dei golpisti, pregiudicavano la sovranità nazionale a favore dei militari angolani già presenti nel paese da diverso tempo poiché facenti parte della MISSANG, una missione angolana volta a fornire supporto alle forze di sicurezza della Guinea Bissau. L’esercito non aveva mai accettato la presenza di militari stranieri all’interno dei confini del Paese e l’ormai scontata elezione di Gomez Junior avrebbe potuto consolidare la presenza straniera, nonostante il governo dell’Angola avesse chiarito in più occasioni la volontà di voler interrompere questa missione, proprio perché fortemente osteggiata da alcuni partiti politici4.
La missione del governo angolano nasceva proprio come risposta a quella necessità di rivedere il ruolo dell’esercito all’interno della sfera politica guineana più volte sottolineata non solo dalle Nazioni Unite ma anche dalle organizzazioni regionali africane. Tra queste organizzazioni bisogna sicuramente citare l’ECOWAS l’organizzazione economica dell’Africa Occidentale, che sta avendo un ruolo importante nella soluzione della crisi in Mali, e anche la Comunità dei Paesi lusofoni (CPLP)5.  Proprio quest’ultima organizzazione, di cui fanno parte le ex colonie portoghesi ed il Portogallo stesso, si era preposta l’obiettivo di fornire sostegno alla Guinea Bissau per cercare di operare una ristrutturazione dell’esercito6. I dati riguardanti la corruzione ci consegnano una realtà che non può essere migliorata solo attraverso un ridimensionamento di quello che è il ruolo dell’esercito, bensì appare evidente che il Paese necessita di tutta una serie di riforme che modifichino profondamente l’assetto istituzionale7. Una situazione caratterizzata da alti tassi di corruzione, soprattutto nelle forze di polizia, dovuto principalmente al fatto che, oggi, la Guinea Bissau rappresenta un vero e proprio snodo commerciale della droga tra America Latina ed Europa. Gran parte degli stupefacenti prodotti nelle regioni andine prima di giungere nel mercato europeo (principalmente Spagna, Regno Unito ed Italia) passano proprio per la Guinea Bissau. I narcotrafficanti internazionali prediligono quest’area proprio per la mancanza di forze di controllo che in qualche modo possano ostacolino la loro azione e per la, già citata, diffusa corruzione. La pratica della corruzione è solamente una concausa poiché le forze di polizia guineane non dispongono dei mezzi e delle risorse che possano permetterli di contrastare efficacemente questi traffici illeciti8.
Il traffico internazionale di droga in Africa Occidentale perdura ormai da decenni e non riguarda solamente l’ex colonia portoghese, le rotte passano anche per la Guinea, ex colonia francese, e per il golfo del Benin. Le rotte scelte dai narcotrafficanti si adeguano in base al cambiamento degli equilibri e proprio per questo motivo il recente colpo di Stato in Guinea Bissau ed in Mali hanno fatto si che questi due territori siano tra quelli più allettanti. Le merci che passano per questa regione non sono solamente stupefacenti ma anche armi e uomini, soprattutto nella fascia saheliana. La morfologia del territorio, caratterizzato dalla presenza di insenature, piccole isole e numerose baie, rende tutt’altro che agevole il lavoro delle forze preposte al controllo doganale e alla lotta al contrabbando. Proprio a livello doganale che si inserisce la cattiva pratica della corruzione che rende inefficace lo sforzo dei governi in questa difficile lotta, dato il fatto che i contrabbandieri, grazie agli introiti della vendita delle droghe, dispongono di mezzi e tecnologie superiori rispetto alle forze preposte al controllo. Per questo ci si riferisce alla Guinea Bissau come un vero e proprio narcostato, cioè un Paese dove l’economia è influenzata pesantemente dal traffico di droga e dove il potere politico poco può nella lotta contro questi traffici illeciti. Tutto ciò comporta importanti conseguenze sia sul piano economico ma anche su quello sociale poiché l’economia illegale può arrivare a superare quella legale. Per questi motivi il PIL pro capite della Guinea Bissau è tra i più bassi al mondo, secondo i dati del’FMI si piazza 167esimo posto senza superare i 1200 dollari per cittadino. Dati che contrastano con le potenzialità di cui è dotato il Paese, non solo perché è ormai nota la presenza di giacimenti di gas e petrolio al largo delle sue coste, ma proprio per l’estensione delle coste che oltre a rappresentare una risorsa per poter sviluppare l’industria ittica fungono anche da approdo per quei Paese che non hanno uno sbocco sul mare. Proprio per queste potenzialità la Cina ha rinforzato i rapporti con la Guinea Bissau e, più in generale, con i Paesi membri della CPLP, riducendo i dazi doganali sia per le importazione che per le esportazioni. L’interesse cinese da un lato può rappresentare una potenzialità, ad esempio nella costruzione di infrastrutture, potrebbe contribuire ad aumentare i tassi di corruzione se non vengono portare avanti delle politiche volte a ridurre questa pratica9.
A un anno dal colpo di Stato, la Guinea Bissau vive una situazione di forte incertezza e di ancor più profonda instabilità politica. L’ECOWAS, insieme all’Unione Africana, sta cercando di delineare un percorso che porti alle elezioni ma che, nelle varie tappe di avvicinamento, possa rinforzare le fragili istituzioni statale così da evitare che proprio la chiamata alle urne diventi occasione di scontro tra l’élite militare ed i partiti, come già avvenuto in passato10. Questa situazione determina un forte peggioramento della situazione economica dato che non arrivano investimenti dall’estero, ritenuti troppo rischiosi soprattutto alla luce della crisi economica, e dato che l’opinione pubblica e la comunità internazionale concentra le sue attenzione nella crisi in Mali. Proprio la contemporanea congiuntura politica nel Sahel tende a diminuire la possibilità da parte delle Nazioni Unite, ma anche dell’Unione Europea, di poter fornire un sostegno valido ad aiutare la stabilizzazione nel Paese. Per questo motivo quello che avverrà nei prossimi mesi potrebbe essere un buon ambiente di prova per le organizzazioni regionali interessate, come l’ECOWAS e anche la CPLP, che potrebbero trovare una giusta armonia di interessi capace di portare allo svolgimento delle elezioni. Nel momento in cui ci sarà la chiamata alle urne, sarà necessario ed importante la presenza di osservatori esterni da parte delle più importanti organizzazioni governative in modo tale da mettere al riparo dagli attacchi di brogli il partito che dovesse ottenere la maggioranza dei voti. Una volta raggiunto tale obiettivo potrebbero giungere nel Paese degli investimenti esteri capaci di essere uno stimolo per l’economia e, anche grazie al sostegno delle ONG, si potrebbero studiare dei piani che possano sostenere la nascita di una classe imprenditoriale locale11. Imprenditori che hanno bisogno di essere formati e puntare su diversi settori come, ad esempio, sull’agricoltura, cercando di operare una diversificazione della produzione che, in passato, è stata legata alla produzione solamente degli anacardi. La scelta della monocoltura, cioè coltivare principalmente un solo prodotto, determina dei grossi rischi poiché nel momento in cui la domanda di quel bene dovesse calare ed il prezzo dello stesso si riducesse in modo repentino questo potrebbe determinare grosse perdite economiche. Inoltre per poter sviluppare la produzione agricola è necessario dotarsi di un know-how e di un certo livello di tecnologia che limiti i rischi legati ai periodi di siccità.