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11 aprile 2018

IL MONDO CHE NEGA L'INFANZIA

Essere bimbi nel mondo non è sempre facile. Può esserlo o meno a seconda di dove si nasce, di come si nasce. Il quadro 2017 stilato da Unicef non è roseo.

Si racconta come nei conflitti in corso nel mondo, i bambini vengano utilizzati come scudi umani, uccisi, mutilati e reclutati per combattere. Nelle guerre in Iraq, Siria, Yemen, Nigeria, Sud Sudan e Myanmar i bambini sono stati invece spesso vittime di stupri, matrimonio forzati, rapimenti e riduzione in schiavitù.Per fare alcuni esempi: nei primi 9 mesi del 2017, in Afghanistan circa 700 bambini sono stati uccisi. Nel Nord Est della Nigeria e in Camerun, l’organizzazione terroristica Boko Haram ha costretto almeno 135 bambini a trasformarsi in pacchi bomba, mentre la recrudescenza degli scontri nella Repubblica Centrafricana ha notevolmente incrementato le violenze, le morti e il reclutamento di minori da parte di gruppi armati.

E ancora: le violenze nella Repubblica Democratica del Congo hanno costretto 850.000 bambini a lasciare le proprie case, mentre in Iraq e in Siria, i bambini si sono trovati sotto assedio, diventando obiettivi di cecchini.


Il 2017 è da dimenticare anche per i bambini Rohingya del Myanmar, che hanno sofferto e assistito a terribili e diffuse violenze, così come per gli oltre 19mila bimbi del Sudan del Sud reclutati da forze e gruppi armati e i circa 2.300 uccisi o feriti dall’inizio del conflitto interno a dicembre 2013.



Drammatica la situazione anche in Somalia, dove da gennaio a ottobre 2017, sono stati registrati 1.740 casi di reclutamento di bambini. In Yemen almeno 5.000 bambini sono morti o sono stati feriti nella guerra fra fazioni e con l’Arabia Saudita, ma il numero reale potrebbe essere molto più alto.


Oltre alle conseguenze dirette dei conflitti, milioni di bambini soffrono poi di quelle indirette ma non meno gravi: malnutrizione, malattie e traumi. Durante i conflitti, infatti, l’accesso a cibo, acqua e servizi igienici e sanitari è più che precario.

Attualmente nel mondo circa 27 milioni di bambini che vivono in aree di conflitto non frequentano la scuola. L’assenza di risorse elementari come libri, aule adeguate e insegnanti qualificati è la barriera principale all’istruzione nelle situazioni di emergenza.
Ma non solo la guerra uccide, denigra e sfrutta i bambini.
Nel giugno 2017 l’Unicef rilevava il ritardo del mondo nella lotta contro lo sfruttamento del lavoro minorile. 150 milioni sono i minori tra i 5 e i 14 anni

costretti a lavorare, nei Paesi più poveri quasi un bambino su quattro.

La percentuale più alta, il 28%, si trova nell’Africa sub sahariana. A ruota viene  l’Africa Centrale e dell’Ovest con poco meno del 28% e l’Africa dell’Est e del Sud con il 26%.
E in questo caso nessuna differenza di genere. Tranne in America Latina e nei Caraibi, dove i ragazzi hanno più possibilità delle ragazze di lavorare, si osservano percentuali pressoché simili rispetto al numero dei più piccoli sfruttati.

Vaccini e salute
Oltre 100 milioni di bambini sotto un anno vengono vaccinati ogni anno, ma ancora oggi quasi il 20% non riceve le vaccinazioni. La maggior parte di questi bambini vive in alcuni tra i più poveri Paesi al mondo.

Passi avanti sono stati fatti: alla fine degli anni Settanta il tasso medio di vaccinazione infantile nella maggior parte dei Paesi in via di sviluppo era ancora tra il 10 e il 20%. Mentre la copertura supera oggi l’80%.

Attualmente il 70% dei bambini non vaccinati vive in 10 stati: Repubblica Democratica del Congo, Etiopia, India, Indonesia, Iraq, Nigeria, Pakistan, Filippine, Uganda e Sudafrica.
Secondo le stime fornite da Unicef, se tutti i bambini venissero vaccinati, entro il 2020 sarebbero salvate 25 milioni di vite.
Sulla scia delle buone notizie ci sono anche le malattie quasi totalmente debellate. La poliomielite è ancora endemica in 3 soli Paesi: Afghanistan, Nigeria e Pakistan. Alcuni altri però, come Somalia e Siria, stanno registrando nuovi focolai di polio a causa del contagio da virus provenienti dall’estero. Dal 1999, grazie alle vaccinazioni, il tetano materno e neonatale è stato eliminato in 34 dei 59 Paesi ad alto rischio. Oggi persiste come problema sanitario in 30 stati, soprattutto in Africa e Asia.
Tra il 2000 e il 2012 si è registrata una riduzione del 78% delle morti a causa del morbillo, e la polio è quasi stata eradicata. In quest’arco di tempo, si stima che le vaccinazioni contro il morbillo abbiano salvato circa 14 milioni di vite.
Nonostante il miglioramento, però, ancora oggi il morbillo uccide 330 bambini ogni giorno.

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